Antigone

Carola Rackete

La Comandante Carola Rackete ha portato la sua nave in porto e finalmente i 40 naufraghi a bordo, ormai stremati, sono potuti sbarcare. L’obiettivo alla fine era questo e lo ha raggiunto, anche se con mille difficoltà, tutte prevedibili.

Nella marina mercantile italiana non esiste il grado di capitano, ma esiste nella gerarchia leghista in cui i gregari chiamano capitano Salvini.
Carola Rackete ha fatto la sua scelta, consapevole delle conseguenze che si abbatteranno sulla sua vita e sulla sua carriera in mare.

Una cosa è certa, come persona e come marinaio ne uscirà pulita e ancor più forte. Andrà in prigione ma avrà fatto la cosa giusta, anche se dovrà pagare un prezzo alto.
Cosa può invece significare non fare la cosa giusta in mare? Bisogna tornare a Conrad, a Lord Jim, e al suo unico atto di viltà, con il quale gli fu impossibile convivere.
Per Lord Jim il prezzo fu incredibilmente più alto.

Carola Rackete è Antigone: la legge degli dei prevale su quella dei regnanti. Se la questione risale ai tempi di Sofocle si può considerare chiusa una volta per tutte con il processo di Norimberga: i criminali nazisti si stupirono delle condanne, la loro difesa era perfetta, avevano ubbidito agli ordini, avevano agito nella più totale legalità. Non bastò, si affermò un nuovo principio che alcuni ordini non possono essere eseguiti, ad alcune leggi non si può e non si deve ubbidire, alle leggi che vanno contro l’essere umano ci si deve rifiutare di ubbidire.
Da allora commettere un crimine perché la legge o gli ordini lo impongono non è più un obbligo.

Perciò Carola Rackete non ha commesso un reato. Si è rifiutata di ubbidire a una legge che va contro l’umanità per non infrangerne un’altra, più alta.
La legge che ogni marinaio, anche un diportista fresco di patente nautica, conosce: se si riceve un SOS si deve accorrere e se si avvistano dei naufraghi questi vanno tratti in salvo, vanno fatti salire a bordo e si deve sbarcarli al più vicino approdo.
Questa legge del mare è eterna, si è confermata nei secoli.

Se un semplice diportista può e deve salvare un uomo in mare, come può uno Stato rifiutarsi di permettergli di fare il suo dovere negandogli il permesso di attraccare?
I porti sono tenuti ad avere sempre liberi alcuni ormeggi per le emergenze, un’avaria, una malore e la capitaneria fa entrare qualunque yachtman in difficoltà, ma lo nega a una nave con 40 naufraghi a bordo.

Si vuole imporre alla gente di mare di abbandonare usanze e leggi del mare codificate da secoli di solidarietà umana di reciproca assistenza in caso di necessità.
Si cerca di gettare a mare, con i cadaveri di migliaia di donne, bambini e uomini  che hanno tentato e tentano di attraversare il mediterraneo, le basi stesse della civiltà mediterranea, nata sul mare grazie al mare.

 

 

 

Grande come una città
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Grande come una città è un movimento politico-culturale, nato a Roma, nel Terzo municipio, per promuovere l’incontro fra le persone, creare luoghi e momenti di confronto, nella condivisione di valori come inclusione, nonviolenza, antifascismo, e nel rispetto di tutte le opinioni, etnie, religioni e orientamenti sessuali.

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