Portierato Sociale

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RAPPORTO TRA CITTADINI ED ISTITUZIONI: il progetto pilota per un Portierato Sociale nel Terzo Municipio di Roma

Nel quadrante Nord-Est di Roma e in particolare nel Terzo Municipio di Roma, dal 2018 la Giunta presieduta da Giovanni Caudo opera attivamente alla costruzione di un dialogo con la cittadinanza, e la cittadinanza in questi anni si è fatta avanti, proponendo, collaborando, attivandosi su temi sociali e culturali. Quando l’assessore alla cultura Christian Raimo ha lanciato la Chiamata alle arti a settembre 2018, la risposta dei cittadini del Municipio non ha tardato ad arrivare. Da questi rapporti è nato un movimento noto come Grande come una città che ha dato vita a numerosi eventi culturali e battaglie politiche, attraverso laboratori aperti al confronto di idee e riflessioni. Tra i gruppi nati in seno a questa realtà, quello di Antropologia e psicologia sociale e il Tavolo DD si sono occupati di studiare modelli innovativi ed efficaci per salute mentale. L’attenzione e l’approfondimento è caduto sul Modello delle Microaree di Trieste (un modello di medicina territoriale) che ha ispirato la riflessione e la stesura del progetto per un Portierato Sociale nel Terzo Municipio.

Il progetto pilota del Portierato Sociale [PS3M] nasce quindi dall’incontro tra un gruppo di cittadini e l’istituzione del Terzo Municipio di Roma. Questo progetto prevede la collaborazione di Asl, Ater, Associazioni, Cooperative e cittadini del territorio.

L’apertura di un Portierato Sociale costituisce un’azione culturale e socio-politica di notevole rilevanza, fortemente orientata alla diminuzione delle differenze e delle diseguaglianze sociali e alla prevenzione alla salute. Fabrizio Barca ha spesso citato il Modello delle Microaree come un modello da imitare.

Il Portierato Sociale intende essere il luogo fisico dal quale far partire la rete di relazioni necessarie a connettere cittadini in stato di bisogno con i servizi presenti sul territorio e con la comunità del Terzo Municipio, facendo leva su prossimità, accompagnamento e continuità dei percorsi necessari a migliorare la qualità di vita del singolo.

Per mettere in atto quelle che consideriamo “buone prassi” sia a livello relazionale che sociale, è importante innanzi tutto la comprensione del contesto sociale all’interno del quale il Portierato interviene. Per questo motivo il progetto prevede diversi “step” procedurali a partire dalla mappatura della zona individuata e del suo tessuto sociale, individuandone risorse e criticità. Infatti, l’equipe che partecipa a questo progetto si dovrà occupare soprattutto di osservare, leggere e decodificare il contesto di appartenenza delle persone che lo abitano e lavorare per la trasformazione del contesto stesso, attivando quanto e come possibile le capacità e le competenze delle persone.

Spesso all’interno dei contesti di cura, le azioni e le prestazioni vengono esercitate in luoghi che devono essere necessariamente raggiunti dagli utenti. Purtroppo alcuni cittadini non sono in grado di accedere facilmente a questi servizi. Altri, pur potendo, pagano il prezzo della scarsa informazione e dell’assenza di una efficace comunicazione tra i diversi professionisti che, almeno in teoria, dovrebbero attivarsi sul territorio. Il deficit di comunicazione e connessione, pensiamo possa essere in parte colmato dalla funzione del referente, dell’equipe e della rete sociale che il Portierato Sociale deve fornire a chi lo attraversa.  Il ruolo del referente del PS3M è particolarmente delicato e importante, necessita di strumenti basati su competenze a gestire rapporti umani e non solo. Il referente deve tenere a mente la rete territoriale di modo che la ‘presa in carico’ della persona in difficoltà sia calata e diffusa nel tessuto sociale di appartenenza.

Per questo motivo, tra gli obiettivi del PS3M ispirato alle Microaree, emerge quello del “mettere in rete”. Ovvero coordinare, far fluire le informazioni e moltiplicare il potenziale delle risorse esistenti sul territorio. Arginare l’isolamento sociale in favore del fiorire dei rapporti attraverso la vicinanza e la collaborazione.

Questa prospettiva implica un cambiamento culturale importante, attraverso la messa in discussione delle gerarchie che hanno da sempre regolato i rapporti tra istituzioni e cittadini, che in questa occasione co-costruiscono sia fase progettuale che fase operativa del Portierato Sociale.

Il servizio PS3M è anche un ‘setting’ dove le questioni e le difficoltà individuali o di gruppo possono emergere ed essere trattate. In questo senso, un ulteriore obiettivo del sistema “rete sociale” è quello di garantire l’affidabilità dei rapporti e la loro efficacia, grazie alla presenza costante di esperti e volontari che abbiano le competenze umane e/o professionali per creare o favorire o mantenere i contatti necessari con i servizi e le istituzioni, laddove questi risultino indispensabili per la tutela e la promozione della salute.

Inoltre, è auspicabile avviare nel Portierato Sociale, come da progetto, uno sportello informazione e uno sportello di ascolto e sostegno psicologico, laboratori espressivi e formativi e uno “Hub” dove lo scambio affettivo e le conoscenze tra persone possano fluire in autonomia. Un’attenzione speciale viene data alle donne in difficoltà mediante percorsi mirati coordinati da ostetriche e ginecologhe in rete con i servizi.

Se questo progetto dovesse realizzarsi, ci auguriamo di avviare rapporti con la comunità scientifica e socio-politica per verificare l’efficacia degli interventi ed osservarne dati e risultati.

Desideriamo condividere il progetto che è stato presentato ad inizio 2019 all’assessora alle Politiche Sociali Maria Romano e al Presidente Caudo che si sono dimostrati particolarmente sensibili a riguardo, anche poiché nell’agenda municipale già esisteva l’idea di realizzare un progetto simile. Maria Romano ci ha quindi affidato il compito di scrivere quello che credevamo necessario ad avviare un intervento di medicina territoriale. Rendiamo perciò pubblico il progetto al quale si ispirerà il Portierato Sociale. Hanno collaborato alla pensabilità e alla stesura del progetto:

Laura Taradel
Pina Simeoni
Eloise Longo
Rosalba Spera
Guido Ditta
Antonella Colucciello
Graziella Capello
Amyel Garnaoui
Daniela Serafini
Monica Crisci

Un ringraziamento speciale va a Maria Grazia Cogliati Dezza per il tempo e lo spazio che ci ha regalato e per l’esperienza di altissimo livello professionale che ha voluto condividere con noi. Grazie anche a Monica Ghiretti per avermi personalmente accompagnata all’interno della Microarea di Ponziana a Trieste e per avermi fatto capire molte cose della loro realtà. Grazie al Presidente Giovanni Caudo, Maria Romano, Christian Raimo e Claudia Pratelli per aver creduto in questo progetto e a tutta Grande come una Città che ha sostenuto con entusiasmo questa prima fase di programmazione.

Leggi il Progetto Pilota

Laura Taradel, psicologa, coordinatrice gruppo Gaps (Gruppo di Antropologia e Psicologia Sociale)

Foto di Laura Taradel – Portierato Sociale della Microarea di Ponziana. Trieste 2019