Utopie reali – Forme di vita e alienazione

Il prossimo appuntamento della Scuola di Politica Popolare Utopie Reali si avvicina, e questa volta parleremo di forme di vita e diritti.

Ci vediamo venerdì 20 maggio alla SalAgnini con Massimo De Carolis per riflettere su cosa si intenda oggi per “forme di vita” e sul perché il mondo vitale sia così importante per affermare i nostri diritti e intercettare, in senso emancipativo, bisogni e desideri difficilmente esprimibili nelle società del neoliberismo e della ipermodernità.

Sabato 21 maggio ci ritroviamo nelle aule della Libreria Erickson con Sabrina Marchetti e Christian Raimo per parlare di forme di vita in città: ragioneremo sulla distanza che separa cura e decoro, immagineremo la cura come espressione del territorio e bene collettivo e ci chiederemo quanto siamo lontani da questo modello e a quali pratiche concrete possiamo guardare.

Programma

Venerdì 20 maggio SalAgnini (viale Adriatico, 136):
Ore 18.30:
Massimo De Carolis, “Forme di vita e alienazione”

Sabato 21 maggio, Aule Erickson (viale Etiopia, 20):
Ore 10.00:
Sabrina Marchetti, “Vite con e senza cura”
Ore 11.30:
Christian Raimo, “Forme di vita in città”

Per seguire i corsi della Scuola di Politica Popolare ‘Utopie Reali’ è necessario associarsi a Grande come una città APS.
A questo link le istruzioni per procedere passo passo con l’iscrizione.

Forme di vita e alienazione
Lezione di Massimo De Carolis
Venerdì 20 maggio ore 18.30
SalAgnini (viale Adriatico, 136)

In che modo analizzare le trasformazioni delle nostre forme di vita contemporanee? In che senso esse stanno vivendo un grande sconvolgimento culturale, che fa parlare persino di un mutamento antropologico? E quali sono, invece, i margini di emancipazione che si dispiegano lungo le trasformazioni in corso?
E ancora: cosa si intende per forme di vita? E perché metterle a tema è di fondamentale importanza per la questione della politica oggi, di una politica radicalmente mutata, capace di intercettare in senso emancipativo bisogni e desideri inespressi e non articolati dei soggetti sofferenti della nostra contemporaneità?
In questa lezione il filosofo Massimo De Carolis proverà a rispondere a queste domande tornando a oltre ottant’anni dalla loro prima formulazione sulle diagnosi delineate da Freud tra le pagine del “Disagio nella civiltà”, per riaggiornarle e ripensarle alla luce delle trasformazioni in corso da alcuni decenni, connesse all’imporsi del neoliberismo come modello di società.
Proporrà una lettura dei fenomeni attuali abbastanza ampia da chiamare in causa la costituzione biologica della specie umana e abbastanza articolata da mettere a fuoco i reciproci riflessi della dimensione psichica e di quella collettiva. La sfida è quella di offrire nuove prospettive alle domande non solo teoriche, ma innanzitutto pratiche, imposte dalla nostra contingenza storica. Una riflessione per sondare il senso delle nuove declinazioni della sofferenza mentale, nel tempo del neoliberismo e della ipermodernità, e indagare l’intreccio fra dimensione psicologica, politica e sociale, cercando di verificare quanto ci sia di vero e quanto di infondato nelle ipotesi sulla degenerazione dell’uomo contemporaneo e sulla caduta in una nuova barbarie. Per innescare, cosi, una ripresa del dibattito sulla natura umana e sulle sue potenzialità di emancipazione.

Vite con o senza cura
Lezione di Sabrina Marchetti
Sabato 21 maggio
Aule Erickson (viale Etiopia, 20)

Il tema della cura chiama in causa sfide importanti per le società contemporanee quali l’invecchiamento della popolazione, la protezione di soggetti a rischio di esclusione, la crescente globalizzazione del mercato del lavoro di cura e la conseguente femminilizzazione della mobilità transnazionale. Questa situazione è stata inasprita dall’emergenza sanitaria di contenimento della diffusione del Covid-19, rispetto agli effetti sulla dimensione sociale delle misure adottate. In altre parole, tali questioni sono quanto mai urgenti nell’ottica della pandemia da Covid-19 vista come sindemia, ovvero una malattia che colpisce di più persone svantaggiate da un punto di vista economico e sociale e le cui condizioni sarebbero migliorabili in un’ottica di maggiori diritti alla salute, al welfare e a un lavoro dignitoso.
A partire da questo scenario, nella mia presentazione vorrei proporre alcune riflessioni sul tema della mercificazione della cura e la riorganizzazione delle responsabilità e delle relazioni che accompagnano i processi di ‘delega’ della cura. Durante la presentazione si discuterà la necessità di un approccio olistico al lavoro di cura che guarda al micro-cosmo di relazioni che si crea attorno alla persona da assistere, analizzando i rapporti di potere e i posizionamenti che lo caratterizzano, e l’effetto di elementi esterni e contestuali sul suo funzionamento. È difatti importante indagare nuove modalità di relazione per soggetti situati in reti di solidarietà, di scambio e di intervento istituzionale da realizzare nella dimensione urbana di quartiere. Questo vorrebbe dire adottare una strategia olistica in cui la fragilità di persone anziane, disabili o con malattie è approcciata in una dimensione comunitaria legata alla prossimità territoriale.
Ciò significa inoltre riformare un modello di cura che si è fortemente radicato in Italia negli ultimi anni, tanto da raggiungere circa 2.5 milioni di famiglie italiane, mostrando però al contempo i propri limiti. Si tratta su un modello incentrato sul “rapporto a due”, su cui l’assistenza familiare tipicamente si basa, ossia come impiego privatistico ed esclusivo all’interno delle mura domestiche di una persona che si dedica in modo totale alle esigenze della persona non autosufficiente e che pone tutti i soggetti coinvolti in una condizione di forte vulnerabilità. Nella stessa ottica,  si guarderà alle relazioni fra lavoratrici e i/le familiari della persona che assistono, a livello individuale e di gruppo, intesi in senso intersezionale  per comprendere come le diseguaglianze sociali (per es. sulla base del genere, cittadinanza, età, classe, educazione) abbiano un impatto sul piano dei diritti e delle relazioni per tutti i soggetti coinvolti.
Dopo una prima parte di lezione introduttiva ai temi, durante la discussione apriremo al dibattito e alle testimonianze rispetto alle seguenti domande:

  1. Quali strategie sarebbero da attuare per “socializzare” la cura nella dimensione urbana, in particolare nella realtà di quartiere, ossia superando la visione della cura come servizio domiciliare basato su un “rapporto a due” di tipo esclusivo e privatistico?
  2. Quali sono i bisogni delle varie soggettività vulnerabili (per es. anziani, disabili, caregivers familiari e assistenti familiari migranti) a cui si potrebbe rispondere con una riformulazione della condivisione di spazi, tempi e compiti di cura nella dimensione urbana/di quartiere?
  3. Quali prospettive si aprono nel pensare a un “welfare locale partecipato” che vede il coinvolgimento di più attori, pubblici e privati, combinando i principi dell’inclusione sociale, dell’eguaglianza di genere (nei carichi di cura) e della partecipazione sociale nella dimensione urbana e locale?

Massimo De Carolis insegna Filosofia politica e Filosofia sociale all’Università di Salerno dove coordina il «Laboratorio Interdisciplinare su Natura Umana e Società». Collabora a il manifesto ed è tra i fondatori delle riviste Luogo comune e Forme di vita. È autore di numerosi saggi tra cui La vita nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (Bollati-Boringhieri 2004), Il paradosso antropologico. Nicchie, micromondi e dissociazione psichica (2008); Nuovi disagi nella civiltà, con Francesca Borrelli, Francesco Napolitano e Massimo Recalcati (Einaudi 2013) e Il rovescio della libertà (Quodlibet 2017).

Sabrina Marchetti è Professoressa Associata in Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. È specializzata in tematiche di genere, migrazioni, razzismo, lavoro e cittadinanza, con un focus specifico sulla questione del lavoro domestico e di cura svolto da donne migranti. Ha lavorato presso l’Istituto Universitario Europeo di Fiesole, per diverse ONG e centri di ricerca. Fra le sue pubblicazioni sul tema delle migrazioni e del lavoro domestico: Black Girls. Migrant Domestic Work and Colonial Legacies (Brill 2014), Employers, Agencies and Immigration: Paying for Care (Ashgate 2015, con Anna Triandafyllidou), Global domestic workers: Intersectional inequalities and struggles for rights (Bristol UP 2022, con Giulia Garofalo Geymonat e Daniela Cherubini). In italiano: Le ragazze di Asmara (Ediesse 2011) e Femministe a parole: grovigli da districare (Ediesse 2012, con Jamila Mascat e Vincenza Perilli).

Christian Raimo, di professione insegnante, è nato a Roma nel 1975 ed è attualmente assessore alla cultura del Terzo Municipio di Roma. Ha collaborato con diverse riviste letterarie: Liberatura, Elliot-narrazioni, Accattone, Il maleppeggio, quotidiani come Il manifesto e Liberazione, e con la casa editrice romana minimum fax, per la quale ha tradotto Charles Bukowski e David Foster Wallace. Con la stessa casa editrice ha pubblicato nel 2001 la sua raccolta di racconti di esordio Latte (minimum fax, 2001). È autore di diversi libri di narrativa e volumi di saggistica tra cui Il peso della grazia (Einaudi 2001), Le persone, soltanto le persone, (Minimum fax 2014), Tranquillo prof, la richiamo io (Einaudi 2015), Tutti i banchi sono uguali (Einaudi 2017), La parte migliore (Einaudi 2018),   Contro l’identità italiana (Einaudi 2019), Ho 16 anni e sono fasci­sta (Piemme 2018), Riparare il mondo (Laterza 2020), Roma non è eterna (Chiarelettere 2021).

Grande come una città
Grande come una cittàhttps://grandecomeunacitta.org
Grande come una città è un movimento politico-culturale, nato a Roma, nel Terzo municipio, per promuovere l’incontro fra le persone, creare luoghi e momenti di confronto, nella condivisione di valori come inclusione, nonviolenza, antifascismo, e nel rispetto di tutte le opinioni, etnie, religioni e orientamenti sessuali.

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