Ventimila battute sotto i mari
La voce
Ricordo che, all’epoca dei fatti, lavoravo come tecnico del suono all’interno del villaggio olimpico.
Le Olimpiadi di Mosca del 1980 erano arrivate veloci e altrettanto velocemente si erano dissolte.
Ricordo visi e voci, in particolare una, quella di Adrian, uomo sulla sessantina e speaker ufficiale dello stesso villaggio.
La sua voce, attraverso gli altoparlanti, accompagnava e informava tutto il personale, gli atleti e i turisti su appuntamenti e orari delle gare e nell’ambiente radiofonico Adrian era noto come serio professionista, nonché fedele agli ideali del partito. Una persona affidabile, insomma, sicura e con un matrimonio solido con Marta, una signora italiana e conosciuta poco dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
Marta lo seguiva ovunque anche durante i giochi olimpici
La vedevamo già di primo mattino con la colazione e il pranzo per il marito e più volte ritornava durante il giorno, anche solo per pochi minuti, e incantata si fermava sotto la postazione radiofonica, e lì rimaneva quasi in estasi.
Questo incanto fu però spezzato una mattina, quasi al termine dei giochi, da una terribile notizia. Il cuore di Adrian si era fermato durante la notte. Adrian non c’era più. Seguirono ore di infinita tristezza e di silenzio irreale.
Di Marta non vi era traccia e vani erano stati nell’immediato i tentativi di rintracciarla. Poi tutto era trascorso, un’ altra voce aveva preso il posto di Adrian, le Olimpiadi era finite e il villaggio cominciava a svanire sotto i colpi inesorabili delle ruspe e un rumore di sottofondo, tipico, che accompagna nell’indifferenza chi rimane.
Io era stato uno degli ultimi a rallentare tale oblio e ancora ricordo la figura di Marta, che negli ultimi istanti del villa ggio si presentò a noi con un’ insolita richiesta.
«Ricordiamo i visi ma la voce, quella tende a essere dimenticata. Vorrei risentire le registrazioni della voce di Adrian, tutte quelle che avete, per favore».
Talvolta si può dire, senza ombra di dubbio, di aver fatto parte di una grande storia d’ amore, come spettatori, come gli stessi avventori del villaggio ma in forma diversa, più intima e, nelle ore successive, fino a tarda notte, la voce di Adrian riecheggio attraverso gli altoparlanti, in un villaggio ormai abbandonato.
Riecheggiò tra i viali vuoti con una sorta di religiosità, un’epifania che faceva comprendere ai pochi rimasti tutta la grandiosità dell’amore ma anche dell’incertezza umana.
«Ricordiamo i visi ma la voce, quella tende a svanire nei nostri ricordi». Fui l’ ultimo a lasciare il villaggio, o forse no.