Si dimentica, circumnavigandola, in ampiezze irregolari e gradazioni di grigio.
Insegue testardo una regola. Inseguendola impara il sasso a memoria senza afferrarla.
Coi pensieri aderenti a morbide curve – un sopracciglio una virgola un seno una campana di Gauss un bilancio in lieve discesa un accenno di cresta un’orbita satellitare – riprende il segno della storia da leggere, che subito gli s’interrompe negli occhi.
Torna a massaggiare la pietra, a strofinarla; arriva a invidiarne la superficie senza ostacoli, l’aspetto di uovo irregolare.
Quando l’appoggia sul blu notte dell’asciugamano avverte un’amputazione.
Torna a possederla nella destra, allenta la presa e di nuovo la lascia andare, spaventato.
Volge lo sguardo al mare, si alza e s’incammina.
Non riesce a immergersi. Un dolore insiste al centro delle mani.
Torna in fretta, si riappropria dell’oggetto, lo percorre con ogni dito, con attriti d’unghie, poi stringe.
Sono efelidi su una spalla una carta d’imbarco portici una torre un castello un occhio più mobile del suo compagno un’auto gialla l’istante in cui si sceglie una pietra letto diviso caffè col sale ulivo potato mazzo di chiavi serranda taglio emorragia lucciole erezione costume viola anello rubato turbolenza estero montaggio video traslochi indifferenza porta sbattuta intonaco a terra contemplazione di un morto… tutti punti in cui inizia la stessa storia, irraccontabile.
Un punto in cui finisce.
Sulla spiaggia di Sant’Agata troveranno un telo da mare, un libro, una pietra pesante.
Questo racconto fa parte della serie inedita Esterni.