Aspettando la fine

Ventimila battute sotto i mari
 
Aspettando la fine
Perché la fine è vicina, di questo siamo ormai certi, non abbiamo bisogno di conferme, e le notizie rassicuranti che mettono in giro, a cui molti sembrano abboccare, sappiamo che sono false e servono a distogliere l’attenzione da quei rombi che sentiamo sempre più vicini, da quei fumi che ogni tanto si vedono in lontananza.

Non è stata una risoluzione presa a cuor leggero. Ne abbiamo discusso a lungo, perché alcuni non comprendevano il senso di questa reclusione. Se pure tutti eravamo convinti che la situazione era senza uscita, perché non aspettare gli eventi insieme agli altri, agli abitanti del quartiere, eravamo così sfiduciati dal genere umano che anche dei nostri vicini di casa avevamo paura? Poi sono cominciati a comparire quei segnali inquietanti, il fienile di un agricoltore dato alle fiamme, i sassi contro i vetri della chiesa, le scritte minacciose sui muri. Ormai abbassavamo lo sguardo con chiunque incontrassimo per strada e alla fine abbiamo preso la decisione, e tutti siamo stati d’accordo.

Così, in attesa della resa dei conti finale, abbiamo deciso di chiuderci in casa. Abbiamo serrato le porte e le persiane, oscurato ogni finestra, tirato le tende. Lasceremo aperti solo i lucernai, per fare entrare luce e aria, e tener conto dei giorni che passano. Ma nessuno guarderà il cielo, è un patto che abbiamo stabilito tra noi e sappiamo che sarà rispettato.

Niente radio, niente televisione, spenti computer e cellulari. Abbiamo fatto provviste per molti giorni, per non dover uscire. Potremmo vivere qui dentro per mesi. Ma siamo certi che tutto si concluderà molto prima.

Resteremo reclusi, sordi e ciechi al mondo, finché la fine non arriverà.

Ci daremo poche regole. Faremo turni per la cucina e per le pulizie e tutto si svolgerà con civiltà. Sarà vietato litigare o discutere animatamente. Invece, saremo gentili, e ci prenderemo cura l’uno dell’altro. Cucineremo i nostri modesti cibi con semplicità ma li serviremo usando le nostre più fini porcellane, i calici di cristallo e le posate d’argento, e il loro scintillio ci consolerà della mancanza della luce del sole.

Anche se ognuno di noi non potrà evitare, dentro di sé, di pensare al dopo, non parleremo mai tra di noi di quello che accadrà quando queste porte saranno sfondate, o quando il tetto crollerà sulle nostre teste, o quando il fuoco avvolgerà la casa. Staremo ben attenti a non fare riferimenti al futuro, a non usare parole come domani, il mese prossimo, l’anno che verrà. Nessuno potrà stabilire limiti temporali, dire “fra due ore” o “la prossima settimana”. Abbiamo fatto una scorta di libri e leggeremo a voce alta, ma sceglieremo brani in cui non si alluda a sentimenti come la speranza o l’attesa del domani. Tra di noi parleremo del presente e soprattutto del passato.

E durante questa attesa, cercheremo di capire cosa ci ha condotto a questo punto, cosa ha creato questo gigantesco fraintendimento, perché si è generato il conflitto che presto ci ingoierà. Approfondiremo le cause storiche, indagheremo sulle motivazioni personali, cercheremo di comprendere gli elementi originari da cui è scaturito il presente. Prenderemo degli appunti, che un domani, chissà, se la casa rimarrà integra e se ci saranno dei sopravvissuti lì fuori, forse qualcuno leggerà.

E cominceremo scavando dentro noi stessi. Abbiamo sempre pensato che il male non ci riguardasse, che noi ne fossimo estranei e sempre lo saremmo stati, che albergasse nell’animo di altri. Per anni ci siamo illusi. Quante volte ci siamo detti: “Noi no, mai e poi mai”. Ora sappiamo che ci sbagliavamo, che quel noi dietro il quale ci siamo rifugiati non esiste. Ormai l’abbiamo capito: il male è parte dell’uomo e sonnecchia dentro di lui indisturbato e basta un nulla perché si risvegli, negli altri come in ciascuno di noi.

Grande come una città
Grande come una cittàhttps://grandecomeunacitta.org
Grande come una città è un movimento politico-culturale, nato a Roma, nel Terzo municipio, per promuovere l’incontro fra le persone, creare luoghi e momenti di confronto, nella condivisione di valori come inclusione, nonviolenza, antifascismo, e nel rispetto di tutte le opinioni, etnie, religioni e orientamenti sessuali.

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