50 anni da piazza Fontana

Enrico Deaglio, Adriano Sofri

50 anni da piazza Fontana6 dicembre 2019

Sala Consiliare del III Municipio

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Per il ciclo Amare la storia il gruppo presenta 50 anni da piazza Fontana. La perdita dell’innocenza di una generazione,  tavola rotonda con Enrico Deaglio, Adriano Sofri e Christian Raimo

C’è chi fa iniziare tutto quel 12 dicembre 1969, ma il binomio tra Servizi segreti e fascisti, che per decenni terrà sul filo la democrazia nel nostro Paese, si scoprirà essere parte di una strategia pianificata da tempo. Quello che è certo è che dopo quel venerdì di 50 anni fa niente sarà più uguale a prima.

Alle 17 vittime della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano, persone ignare di essere entrate nel mirino di oscure trame che tanto dolore spargeranno nei decenni successivi, se ne aggiungerà, nel giro di poche ore, un’altra, Giuseppe Pinelli, 41 anni, ex partigiano, ferroviere, marito e padre premuroso, oltre che profondo idealista e convinto sostenitore del pensiero anarchico.

Il suo assassinio e l’arresto di Pietro Valpreda, il ‘mostro’ confezionato ad arte dai Servizi segreti, determineranno un mutamento epocale nei sentimenti e nel pensiero delle generazioni a venire.

La protervia delle istituzioni a non voler cercare la verità, nel volerla anzi indirizzare là dove la strategia eversiva voleva, determinerà a livello esistenziale e collettivo la perdita dell’innocenza che per reazione diverrà successivamente il motore della ricerca a oltranza della verità. È da allora che si comincia a parlare di controinformazione, a partire dal libro La strage di Stato, controinchiesta che denuncia il coinvolgimento dei movimenti di estrema destra e delle istituzioni nella strage di Piazza Fontana.

Una maturazione, quella della controinformazione, che passerà per quei momenti difficili in cui i figli smisero di fidarsi dei padri e i giovani rivoluzionari impararono a fare affidamento sulle proprie forze. Da tutto questo nacquero nuovi modi di ragionare, di scrivere, di fare giornalismo, di fare politica. Per il periodo in cui durò in forma militante fu rivoluzione vera e servì a smascherare killer e mandanti.

C’è per ‘un prima e un dopo’”, come accade nella vita più o meno a tutti, la bomba esplosa alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. La madre delle stragi di Stato, per le generazioni che la vissero in prima persona, e la perdita dei riferimenti tradizionali, la necessità di trovarne a tutti i costi di nuovi. Un episodio che significò per molti il passaggio dall’essere ‘gli angeli dell’alluvione’ al divenire attori politici di una trasformazione alla quale tutte le istituzioni della società dell’epoca si sarebbero opposte.

La repressione che seguì, i toni feroci e le modalità con cui fu aggredita quella gioventù non allineata che respingeva le veline della questura sulla strage e sulla morte di Giuseppe Pinelli, fu solo collante per menti libere dando ancor maggiore consapevolezza dell’impegno che era necessario per mobilitarsi a migliaia.

Meno di dieci anni dopo altre stragi, altri omicidi senza colpevoli e vittime senza giustizia saranno elemento di disgregazione nel movimento. Altra innocenza persa avviata alla lotta armata, all’eroina, al diffuso disimpegno.

A cinquant’anni da quel venerdì 12 dicembre, dello stragismo di Stato si discuterà tra testimoni dell’epoca con Enrico Deaglio, autore del recente libro La bomba. Cinquant’anni di Piazza Fontana, e Adriano Sofri, introdotti da Christian Raimo.

Enrico Deaglio (Torino, 1947) è un giornalista, conduttore televisivo e scrittore. Ha diretto i quotidiani Lotta Continua e Reporter e il settimanale Diario. Tra le sue opere, da ricordare Cinque storie quasi vere (Sellerio, 1989), La banalità del bene (Feltrinelli, 1991), La felicità in America (Feltrinelli, 2013), Indagine sul ventennio (Feltrinelli, 2014), Patria. 1967-1977 (Feltrinelli, 2017), La bomba. Cinquant’anni di Piazza Fontana (Feltrinelli, 2019). Dal 2012 risiede a San Francisco.

Adriano Sofri (Trieste, 1942), pubblica per la casa editrice Sellerio a partire dagli anni novanta con Memoria (1990), a cui seguono L’ombra di Moro (1991), Le prigioni degli altri (1993), Il nodo e il chiodo (1995), Lo specchio di Sarajevo (1997), Piccola posta (1999), Chi è il mio prossimo (2007), Contro Giuliano. Noi uomini, le donne e l’aborto (2008), La notte che Pinelli (2009), Machiavelli, Tupac e la Principessa (2013), Reagì Mauro Rostagno sorridendo (2014) e Una variazione di Kafka (2018). http://www.sofri.org/

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Grande come una città è un movimento politico-culturale, nato a Roma, nel Terzo municipio, per promuovere l’incontro fra le persone, creare luoghi e momenti di confronto, nella condivisione di valori come inclusione, nonviolenza, antifascismo, e nel rispetto di tutte le opinioni, etnie, religioni e orientamenti sessuali.

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