Visionarietà e partecipazione per cambiare la città. La storia di Antanas Mockus

di Valerio Gatto Bonanni

La politica? La prima cosa che ci viene in mente è una cosa brutta. Ma se la politica fosse l’arte del Possibile? La capacità di rigenerare una comunità aperta?
Antanas Mockus ex sindaco di Bogotà c’è riuscito.

Siamo a metà degli anni 80 ed è professore di filosofia e di matematica dell’università di Bogotà, viene eletto rettore a 36 anni, il più giovane dell’America Latina.  È un tipo eccentrico per quei tempi, barbuto, va in bici in giacca e cravatta e poi ha dei metodi innovativi di insegnamento, di dialogo: rielabora e applica nella vita reale le riflessioni di filosofia politica di Jürgen Habermas e converte in segno positivo il concetto di violenza simbolica teorizzato da Pierre Bourdieu.

Nel 1995 ci sono le manifestazioni degli studenti per la riforma dell’università che Antanas sta realizzando; è tra due fuochi: da una parte il baronale corpo docente, dall’altra gli studenti arrabbiati.

Decide di andare all’assemblea degli studenti.

Ci sono delle contestazioni e non lo fanno parlare.

Lui è lì davanti al microfono e non lo fanno parlare.

Supera il microfono, arriva davanti alla platea. Si gira, si abbassa i pantaloni e fa vedere il culo. Lo apre proprio con le mani.

Nasce in quel momento il personaggio pubblico Antanas Mockus!

Durante un’intervista dichiara “È vero, molto probabilmente è stato un cattivo esempio per i colombiani ma posso assicurare che quello che hanno visto è il colore della pace: bianco”. Gli studenti ora lo amano, ora trattano con lui. Ma diventa uno scandalo nazionale, il Presidente della Repubblica non gradisce e lo fa dimettere con grandi polemiche.

Passa qualche mese.

Ci sono le elezioni al comune di Bogotà, città violenta, incattivita, corrotta, congestionata dal traffico.

Un gruppo di intellettuali e di artisti pensa che solo un folle possa fare qualcosa in quella situazione e lo spingono a candidarsi. Lui accetta a patto che non ci siano partiti e i soldi vengano da chi li voglia donare. Fanno campagna elettorale con poche migliaia di dollari. Il suo programma mette al centro la rinascita della fiducia tra le persone e dell’amore per la città. Va in giro vestito da supereroe compiendo azioni civiche.

Vince.

Pianifica e vara con decreto “Cultura Ciudadana”, cultura della cittadinanza, che è il perno centrale della sua consiliatura. Inizia perciò ad attuare una serie di azioni simboliche che colpiscono gli archetipi e le storture umane:

Per il traffico e la sicurezza in centro città converte parte del corpo di polizia, condannato per corruzione, in 300 clown e mimi che invece di fare le multe lanciano palloncini d’acqua, si mettono a piangere o ridicolizzano gli automobilisti pericolosi.

Contro il machismo e la violenza inaugura le “Notti delle donne”, coprifuoco volontario per gli uomini e notte bianca per le donne.

Durante un periodo di difficoltà idrica in città tiene la conferenza stampa nel bagno di casa sua. Si mostra sotto la doccia e fa vedere come ci si insapona risparmiando acqua.

Crea nei quartieri le assemblee popolari deliberative.

Distribuisce 2 milioni di cartoncini ai bogotani con disegnato il pollice su o il pollice in giù, da usare come uno stormo quando c’è una violenza, un reato.

Le Farc minacciano di morte 100 sindaci e lui entra in una favelas con un giubbotto anti proiettile bianco con un buco all’altezza del cuore.

Crea l’ordine dei Cavalieri della Zebra, cioè i tassisti che i cittadini hanno individuato come guidatori non pericolosi.

La visionarietà al potere funziona. Riattiva i meccanismi di responsabilità, di fiducia civica, senza passare per delle politiche securitarie e punitive. Cambiano i meccanismi di solidarietà tra le persone, si ricrea finalmente una comunità.

Le statistiche segnalano che i cittadini iniziano ad amare Bogotà, la gente esce di più la sera, ci sono meno violenze, meno incidenti, meno morti stradali, diventa la città più verde del dell’America Latina. Antanas è riuscito a rigenerare una delle città più caotiche e pericolose del mondo.

Dura 9 anni questo esperimento sociale, dal 1995 al 2003.

Il suo oppositore diventa il continuatore delle sue idee nel mandato intermedio.

QUI potete trovare un’intervista uscita su Micromega. QUI un documentario danese assolutamente da vedere, che racconta la sua esperienza. È uscito anche un LIBRO che racconta molto bene tutte le sue politiche folli e vincenti.

“Le cose hanno funzionato perché le persone hanno lavorato insieme, cooperando, e lo hanno fatto perché erano sbigottite dal loro stesso potere. La speranza nel cambiamento, quando il cambiamento accade, genera altra speranza. Mostrami una città con mille problemi e ti mostrerò 10.000 persone che li possono risolvere”.

Antanas Mockus

Grande come una città
Grande come una cittàhttps://grandecomeunacitta.org
Grande come una città è un movimento politico-culturale, nato a Roma, nel Terzo municipio, per promuovere l’incontro fra le persone, creare luoghi e momenti di confronto, nella condivisione di valori come inclusione, nonviolenza, antifascismo, e nel rispetto di tutte le opinioni, etnie, religioni e orientamenti sessuali.

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