Una nuova vita per la casa di Pasolini a Rebibbia


di Christian Raimo

Qualche settimana fa Davide Angelilli si è accorto che la casa a Rebibbia dove Pasolini visse tra il 1950 e il 1953 veniva messa all’asta.

Da quelle finestre lì al primo piano, si affacciava Pier Paolo Pasolini nei suoi primi anni romani, nel quartiere di Rebibbia. Questa casa ha un valore importante, per me dovrebbe far parte del patrimonio culturale e storico di questa città, anche se è situata lontano dal centro storico vetrina. Qualche anno fa, il Comune di Roma aveva annunciato qui l’apertura di una Casa internazionale della Poesia. Poi non si è fatto nulla.
 
Qualche anno fa era quasi vent’anni fa; c’ero anche io quando a Casale Alba ci fu una manifestazione all’interno di Romapoesia per la casa di Pasolini: una lunga maratona di letture che comprendeva scrittori, critici, amici di Pasolini.
Oggi quella casa non soltanto è vuota, è all’asta, ma non ha una vocazione.

Nell’assemblea che si è tenuta sabato scorso, il 20 novembre, a Rebibbia c’è stato un confronto molto ricco su cosa si muove nel quartiere, quanto ci sia bisogno di spazi culturali, ma rispetto a cosa fare praticamente dell’appartamento dove abitò Pasolini, non c’è stata una proposta condivisa. L’appartamento non è grande – sono circa 50 metri quadri – ed è al secondo piano di una vecchia palazzina da poco riattata.
 
Non è facile capire come ridare senso a un luogo così simbolicamente pieno. Per me un’idea possibile sarebbe che il comune la compri e la trasformi in una piccola residenza per ricercatori: il modello potrebbe essere speculare a quello delle borse Torno subito della Regione Lazio.

Si tratterebbe di inventare delle borse che potrebbero chiamarsi – un’idea di Giulia Addazi – BAC, Borse di Autonomia Culturale: sarebbero residenze sempre per laureati, postlaureati e ricercatori vari in periferie, aree interne, per creare dei centri studi, archivi, biblioteche diffuse.
In un anno, due, tre si potrebbero creare delle piccole istituzioni culturali che rimangono e crescono.

Per fare un esempio clamoroso, durante l’incontro a un certo punto è arrivato un vecchio “ragazzo di vita” che ha conosciuto Pasolini che si è messo a recitare il romanzo Ragazzi di vita a memoria. È stato uno spettacolo incredibile, e soprattutto una risorsa culturale imprevedibile che non può essere lasciata al caso della scoperta.
Immaginate cosa potrebbe significare per dei ricercatori provenienti da ogni parte del mondo abitare nel luogo dove ha vissuto Pasolini, e progettare come rendere quel luogo una matrice per la ricerca e per l’azione sul territorio.
 
Sempre su Pasolini: l’anno prossimo è il centenario dalla nascita, e ci saranno celebrazioni in tutta Roma. Il rischio è che queste celebrazioni finiscano per essere scoordinate e forse anche feticistiche. Pasolini a Ostia, Pasolini a Rebibbia, Pasolini a Monteverde, Pasolini a Centocelle, Pasolini al Ghetto, Pasolini a Fiumicino, ogni municipio con un calendario suo etc… Per me sarebbe invece convincente che si riuscisse a creare un coordinamento che si proponga di lasciare un esito: un sito, un archivio di audio e video, una mappa del Pasolini romano.
 
Occorre tenere conto di un rischio: quello di rendere Pasolini un’icona, un feticcio, neutralizzando la sua complessità e la sua capacità di essere scandalo. Un anniversario che “istituzionalizzi” Pasolini sarebbe ridicolo. Occorre presto costituire un comitato scientifico che coordini tutto questo, e – ancora – una serie di borse di studio comunali e regionali per ricercatori che possano lavorare sul territorio.

Il centenario della nascita di Pasolini coincide anche con il cinquantenario della costruzione del carcere Rebibbia, inaugurato nel 1972. Il carcere di Rebibbia è il centro del quartiere, ed è uno dei luoghi più importanti della città. Considerato che durante la campagna elettorale, è stato ovviamente dimenticato, come se fosse un corpo estraneo, secondo me dovrebbe essere rovesciato il paradigma. Occorre per me cominciare a parlare di abolizionismo, di fine del carcere, ci vorrebbero dei Basaglia che facessero lo stesso lavoro che si è fatto con i manicomi.

Pasolini Targa Rebibbia © Giorgia Vaccari
In apertura, la facciata della palazzina al civico 3 di via Giovanni Tagliere, dietro al Carcere Rebibbia, a Roma. Nell’appartamento al secondo piano ha vissuto Pier Paolo Pasolini dal 1951 al 1953. Qui sopra, la targa in memoria dell’artista a piazza Lino Ferriani, a pochi passi dalla sua casa.

Christian Raimo è assessore alla cultura nel Terzo Municipio di Roma. Insegnante, giornalista e scrittore, ha lavorato e scritto per il cinema, la radio e la televisione. 

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Grande come una cittàhttps://grandecomeunacitta.org
Grande come una città è un movimento politico-culturale, nato a Roma, nel Terzo municipio, per promuovere l’incontro fra le persone, creare luoghi e momenti di confronto, nella condivisione di valori come inclusione, nonviolenza, antifascismo, e nel rispetto di tutte le opinioni, etnie, religioni e orientamenti sessuali.

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