Mai più morti per ragion di stato
8 bambini dispersi, 13 morti. Tutte donne. Di 50 persone presenti sulla barca che si è rovesciata domenica notte al largo delle coste di Lampedusa, solo 22 sono i superstiti. […]
È questo il tragico bilancio dell’ennesimo naufragio, pochi giorni dopo aver ricordato le 368 persone che hanno perso la vita nel naufragio del 2013.
Da allora niente è cambiato, anzi molto è peggiorato. Salvare chi cerca rifugio in Europa è diventato un optional, a cui solo le ONG stanno facendo fronte. Mentre i politici discutono di spartizioni e rimpatri senza affrontare il problema strutturale, le persone continuano a morire.
È necessaria e urgente una totale inversione di rotta, capace di offrire a chi fugge dalla guerra e dalla fame ponti sicuri per affrontare il viaggio, strutture di accoglienza, possibilità di lavoro. Una politica che aiuterebbe non solo chi migra, ma anche il nostro paese, ricostruendo il senso di comunità, e possibilità di lavoro nel processo di integrazione.
La libertà di movimento è un diritto inalienabile, sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo come dalla nostra Costituzione. L’unica politica possibile è quella capace di tradurre quei principi in azioni concrete. Senza se e senza ma. Non vogliamo più vedere naufragi, mai più persone innocenti morte sacrificate alla “ragion di Stato”. Il gruppo Quinta nazione al mondo di Grande come una città chiede che queste morti, del tutto evitabili, crudeli e gratuite, non avvengano mai più.
Foto di @valerionicolosi
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