Sala Consiliare III Municipio
Durante l’incontro sarà visionata la videointervista a Mauro Canali, docente di Storia contemporanea all’Università di Camerino e autore del libro Il delitto Matteotti (Einaudi, 1997), di cui Paolo Grassini e Stefano Moser sono autori e registi.
Il revisionismo storico degli ultimi decenni ci ha restituito l’immagine di un Mussolini dittatore, ma sostanzialmente uomo dalle mani pulite, un campione da contrapporre ai personaggi delle cosiddette Prima e Seconda Repubblica.
Invece Mussolini è un corrotto e, insieme ai Savoia, è invischiato nel primo caso di tangenti in Italia, pagate dalla compagnia americana Sinclair per ottenere in esclusiva la concessione della ricerca di giacimenti di petrolio in Italia.
Matteotti lo affermò esplicitamente in un articolo che apparve postumo, nel luglio 1924, sulla rivista English Life, in cui si lasciava andare a un’affermazione gravida di significati: «Noi siamo già a conoscenza – scriveva – di molte gravi irregolarità riguardanti questa concessione. Alti funzionari possono essere accusati di ignobile corruzione e del più vergognoso peculato».
Dopo la denuncia dei brogli elettorali e degli atti di violenza inaudita che avevano portato il fascismo al potere, Matteotti è sotto stretta osservazione da parte del nascente regime, perché temono un altro suo intervento a Montecitorio e la presentazione del dossier sulle tangenti della compagnia Sinclair.
Davide Conti è uno storico, consulente dell’Archivio Storico del Senato della Repubblica. Ha collaborato con la Procura della Repubblica di Brescia per la strage di Piazza della Loggia. Tra le sue pubblicazioni, L’occupazione italiana dei Balcani. Crimini di guerra e mito della “brava gente” 1940-1943 (Odradek, 2008), Criminali di guerra italiani. Accuse, processi e impunità nel secondo dopoguerra (Odradek, 2011), L’anima nera della Repubblica. Storia del Msi (Laterza, 2013), La Resistenza di Mario Fiorentini e Lucia Ottobrini dai Gap alle Missioni Alleate (Senato della Repubblica, 2016) e Guerriglia partigiana a Roma (Odradek, 2016). Nel 2017 ha pubblicato per Einaudi Gli uomini di Mussolini.
Tano D’Amico è giornalista professionista e fotoreporter, filicudaro di nascita e romano di adozione. Nel 1967, nel clima della contestazione, inizia una lunga collaborazione con Lotta Continua e con Potere Operaio. I primi reportage sono dedicati al sud, in Sicilia e in Sardegna. Collabora con il manifesto e la Repubblica. È vicino agli operai, ai minatori, alle femministe. Ha realizzato reportage su carceri, manicomi, rom, caserme, e ha documentato le manifestazioni di piazza a partire dagli anni sessanta. Lavora anche con gli zingari che racconta, fuori dagli stereotipi, con immagini di gioia. Tra le sue pubblicazioni, Con il cuore negli occhi. Fotografie dell’Italia quotidiana (Edizioni Kappa, 1982), Palestina (Nuovi Equilibri, 1990), Gli anni ribelli. 1968 -1980 (Editori Riuniti, 1998), Randagi (Odradek, 2000), Il Giubileo nero degli zingari (Editori Riuniti, 2000), Espulsi.Voci e immagini dalla Palestina sotto assedio (Odradek, 2002), È il 77 (manifestolibri, 2007), Di cosa sono fatti i ricordi.Foto e luce di un fotografo di strada(Postcart Edizioni, 2011). Nel dicembre 2018 ha tenuto una lectio magistralis a Roma, presso Macro Asilo, nuovo polo del Contemporaneo e del Futuro del Museo di arte contemporanea Macro.
Paolo Grassini, regista, sceneggiatore, produttore. Dopo il suo esordio con Doppio Movimento (1978), nel 1981 si trasferisce prima a Parigi poi ad Amsterdam, dove realizza il cortometraggio L’uomo della folla, liberamente ispirato al racconto omonimo di Edgar Allan Poe. Nel 1989 scrive, produce e dirige con Italo Spinelli, Roma Paris Barcelona. Tra i suoi documentari, Il mistero dell’Assassina bionda (1995), sulla guerra sporca contro l’Eta e, nel 2000, Un italiano a Kabul e Il decalogo del talebano, con Beniamino Natale. Dopo I disarmatori, sugli uomini dell’OIM – Organizzazione Mondiale per le Migrazioni –, gira Under The Taliban e Pakistan: donne e fondamentalismo (2001), entrambi con Beniamino Natali, e Il piccolo gioco (2002), quaranta minuti dedicati agli artisti afghani che hanno resistito al regime dei Talebani. Suoi, inoltre, due documentari sul World Social Forum – a Bombay (2004), uscito in Italia con il Manifesto, Liberazione e Carta, e a Belem (2007). È del 2005 Tamburi dell’Amazzonia, con Federico Mariani. Negli ultimi anni realizza documentari sulla difficile integrazione dei Rom, tra cui I Rom tra noi – Dannate esclusioni (2005) e Zingare spericolate (2015).
Stefano Moser, regista, sceneggiatore, è direttore della fotografia del film Narcos (1992) di Giuseppe Ferrara, Altrove (1995) di Enzo Balestrieri, Forse Dio è malato (2007) di Franco Brogi Taviani, Giravolte (2001) di Carola Spadoni e del film collettivo, ideato e coordinato da Citto Maselli, Un altro mondo è possibile (2001). Nel 2002 ha scritto e diretto, Clown in Kabul con Enzo Balestrieri.