dalle 19:00 alle 21:00
CineVillage Arena Parco Talenti
via Ugo Ojetti (angolo via Arrigo Cajumi)
Emigrati italiani, emigrati stranieri. Quelli che furono, quelli che sono. Due libri, due differenti indagini, quelle consegnate al pubblico da Concetto Vecchio in Cacciateli! Quando i migranti eravamo noi (Feltrinelli, 2019) e da Annalisa Camilli in La legge del mare. Cronache dei soccorsi nel Mediterraneo (Rizzoli, 2019); due lavori diversi con l’obiettivo comune di riflettere, narrare e far conoscere parte dell’emigrazione – quale era ieri, quale è oggi – cosa accade intorno ad essa, come la propaganda inquina l’informazione in Rete, come poi influenza il dibattito pubblico e come vecchie propagande fasciste e razziste oggi, a distanza di decenni, si ripetono seminando odio.
È in quel gridato “Svizzeri svegliatevi! Prima gli svizzeri!” che segnava l’inizio di una campagna di odio contro gli emigrati italiani che durò anni e che sfociò nel referendum del 7 giugno 1970, quando Schwarzenbach, deputato del partito di estrema destra Nationale Aktion, solo contro tutti perderà la sua sfida solitaria per un pelo, è in quel gridato “Svizzeri svegliatevi! Prima gli svizzeri!”, si diceva, che possiamo riconoscere quel “Prima gli italiani” di oggi; uno slogan che sta seminando nei confronti dei migranti un odio incontrollabile e spesso fonte di notizie di cronaca nera imbarazzanti almeno quanto inaccettabili.
A partire dagli anni settanta in Svizzera, protagonisti del libro di Vecchio, quando gli italiani erano i migranti, e a partire dalla legge del mare, dalle accuse alle Ong, ai porti chiusi, e alle cronache dei soccorsi nel mediterraneo, temi caldi dell’indagine della Camilli, l’incontro vuole concentrarsi e far riflettere su questa campagna di odio messa in atto da parte dei media contro i migranti.
L’idea è che si affermando sempre di più la narrazione xenofoba dei nostri politici, di chi governa. “Una parte della responsabilità credo sia dei mezzi di informazione – spiega la Camilli –. Per troppo tempo si è raccontato il fenomeno migratorio come una massa di persone e numeri che sbarcavano sulle coste italiane. Come una categoria a parte cariche solo della loro sofferenza. Li abbiamo raccontati come puri corpi che hanno bisogno di essere accuditi, soccorsi, salvati, vestiti. Ma non abbiamo mai spiegato delle contraddizioni di queste persone, la loro immensa forza, la scelta di lasciare la loro casa per cercare un futuro migliore. E sono determinati e credono, soprattutto credono, in questo progetto di Europa molto più di quanto ci crediamo noi. Io, come giornalista, cerco sempre di partire dalla storia dei singoli. Perché ogni storia personale riporta a quella dimensione di complessità nel racconto che smentisce la propaganda che una certa arte politica ha costruito sul fenomeno migratorio, una narrazione che oggi è diventata egemonica. Ma dall’altra parte abbiamo anche sottovalutato il peso della propaganda sui social network che sono stati usati con una strategia precisa da parte dei gruppi politici di estrema destra per diffondere notizie false”.
Un dibattito e un incontro necessari per ribadire che la legge del mare non ha che l’obiettivo di salvare la vita di chi rischia di morire tra le onde, e non meno per ricordare di quando i migranti eravamo noi, per esempio in Svizzera – circa due milioni dal 1946 al 1968 –, e proprio su di noi allora si abbattevano odio e razzismo.
Annalisa Camilli è giornalista di Internazionale dal 2007. Ha lavorato per l’Associated Press e per RaiNews24. Nel 2017 ha vinto l’Anna Lindh Mediterranean Journalist Award per l’inchiesta La barca senza nome. Dal 2014 segue i migranti in viaggio per e attraverso l’Europa, raccontando le loro storie. Vive a Roma.
Concetto Vecchio, giornalista alla redazione politica de La Repubblica. Vive a Roma. È autore di Vietato obbedire (Bur Rizzoli 2005) sul ‘68 alla facoltà di sociologia di Trento e Ali di piombo (Bur Rizzoli 2007) sul movimento del 1977 e il delitto Casalegno. Ha vinto i premi Capalbio e Pannunzio. Nel 2009 ha pubblicato Giovani e belli.
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